La Critica
Ersilietta Gabrielli si propone, al mondo dell'arte contemporanea, con una produzione artistica di notevole qualità, che si configura nella realizzazione di opere scultoree su basi piane, prevalentemente circolari, che si possono collocare nel grande filone dei "bassorilievi", certamente vicine alle correnti artistiche "post-moderne".
Le opere di Ersilietta Gabrielli rivelano grande personalità artistica proprio nella frantumazione delle superfici costituenti l'opera, le quali si interrompono repentinamente, in un gioco di sovrapposizioni, senza soluzione di continuità.
L'efficace inserimento di elementi in vetro fuso, insieme alle colorazioni delle terre e dei metalli, animano cromaticamente le sculture dell'artista. Le sculture a tuttotondo, collocabili nel medesimo filone di ricerca, si presentano come opere nelle quali le masse volumetriche si muovono in spazi rarefatti, che solo l'artista conosce e rivela nelle sue opere. I volumi si accavallano senza soluzione di continuità, conducendo l'occhio dell'osservatore ad un approfondimento in direzione di una appropriazione dell'opera d'arte poiche, in quanto opera d'arte prodotta dall'artista, è proprietà dell'intero universo.
A BORGHINI
Un inno alla materia il lavoro della Gabrielli.
Materia esuberante, colata lavica esplosa dalle cavità profonde dell'io, che si addensa, si raggruma senza un ordine apparente. La casualità, le cui leggi ci sono ancora ignote, regna sovrana. Le masse scure sembrano avere inghiottito ogni residuo di luce. Addossate al nucleo originario, ma distanti qualche milione di anni, stratificazioni più affinate testimoniano dell'azione costante e incessante del tempo, come se lo stesso si facesse carico di ordinare, di dare un senso all'insieme magmatico: un demiurgo che lima, livella, spiana, vince l'inerzia delle masse fino a modellarle in forme "via via più regolari e che si arricchiscono di lucentezze cromatiche, prima prigioniere dell'impasto informe, poi affrancate dall'azione redentrice del tempo.
Ogni formella, ogni frammento sembra sospeso tra passato e futuro: quello che era e quello che diventerà. La Gabrielli cristallizza ad istanti certi questo processo in atto per svelarci gli stadi dell'evoluzione geologica, che sembra obbedire ad un bisogno interno alla materia stessa, ad una necessità ineludibile, quasi ad un input divino.
Reinventa quindi le fonne delle concrezioni geologiche partendo dalla plasticità dell'argilla, la stessa argilla strappata ai silenzi cosmici per dare origine all'uomo biblico. Di fase in fase, con l'affinamento progressivo, la materia sembra nobilitarsi, fino quasi a negare se stessa con l'ultimo approdo della ricerca della Gabrielli: il vetro, quasi una redenzione nella luce. Ma è un vetro vulcanico, quello che ci viene proposto, la cui pasta tradisce una pesantezza materica che sembra negarne la trasparenza. Frammenti di futuro rivolti al passato.
Le sculture, tutte forme al di fuori dei canoni, nelle quali i bruni, i rossi, gli azzurro-cenere affiorano, vengono alla luce dai sedimenti della psiche, ci narrano dunque la materia con la sua tessitura mutevole nel lento ma inesorabile divenire.
D.P. GALEOTA
Come significativi e irripetibili episodi della storia dell'umanità, le opere di Ersilietta Gabrielli entrano a buon diritto nella testimonianza di un arte che da millenni ripete il lento ma costante lavoro della natura. Esse rappresentano la registrazione del fluire del tempo, del comporsi e del disgregarsi degli elementi primi come la terra, l'acqua, il fuoco, nella più assoluta originalità delle loro definizioni formali, come radici dell'essere, come urgenza di sollecitazioni primordiali che nascono nel suo animo, prima che nel suo pensiero.
Una dimensione intuitiva di valori che concretizzano il meraviglioso ed infinito rapporto uomo-materia, creazione-natura. Valori estetici assurti dalla Gabrielli a forme di espressione che significano realtà. Una realtà situata senza riserve nello slancio vitale di proposte simboliche universali. L'accuratezza, la serietà e soprattutto l'originalità dell'artista offrono il racconto, antico e moderno insieme, di quelle "particelle" di eternità, plasma- te, modellate, dipinte con quell'arcana solennità che solo l'argilla, nella sua ammagante naturalezza, può possedere e quindi donare al "mito" dell'arte della ceramica. Cultura e fantasia tendono a trasferire nelle sue forme l'esperienza di tecniche che vivono da sempre e si dilatano nel tempo come concretezza di elementi. Argilla bianca con chamotte, vetro, rame, lava dell'Etna s'impastano con una particolarissima sensualità cromatica riportata dall'antica tecnica di cottura Raku del '600 giapponese alla pienezza mediterranea, nel gioco stilistico ed emotivo delle armonie di forma e colore. Immagini e superfici che si lacerano, che si graffiano, che si combinano, che si illuminano nel grande evento materico, secondo la trama di una profonda e passionale ricchezza interiore, di quella autentica che non soffre limiti, che può interpolare lo sviluppo di corpi nodosi delle sue particolarissime sculture con le inedite fusioni che nascono tra le sue mani come necessità di evoluzione del mistero creativo.
N.BIANCHI
Premio Scultura Internazionale Italia Arte 2010 - "Stato primordiale"
Dalla scultura alla ceramica Raku, fino alla pittura per unire tutte le esperienze creative in una contaminazione profonda di stile e gusto raffinato. Se poi, oltre alla tecnica, si coglie anche il messaggio dell'artista, ora spirituale, ora interiore, allora si apprezza fino in fondo il suo linguaggio.
Ersilietta Gabrielli è artista completa, che racconta il mondo attraverso la terra, il fuoco, la luce e nella delicata quanto raffinata struttura del raku sovrappone elementi naturali, come pietra lavica o altri materiali, a indicare la contaminazione chimica e visiva della realtà.
Come un pianeta osservato dall'alto, come Marte, la Luna o la Terra primordiale, l'opera dell'artista crea in se stessa dei percorsi conoscitivi attenti e scrupolosi sulla materia, indagando in profondità la struttura del colore e della forma.
Non una tela, ma addirittura un pianeta spaccato, tagliato, frammentato nella sua essenza: il linguaggio delle avanguardie, anche in Ersilietta Gabrielli si fa strada con potente suggestione, elaborato in maniera personalissima e geniale. Non è un caso che la ceramica abbia da sempre attirato i grandi dell'arte moderna, per quel suo mistero intrinseco che si estrinseca infine nel risultato definitivo, immutabile, inattaccabile neppure dalla mano umana.
La natura come la natura, il reale come il reale e l'uomo, muto spettatore, a seguirne solamente la nascita, lasciando al destino il compito di guidare gli eventi. Nella magia di una creazione come lo “Stato primordiale” dell'artista è intimamente pulsante l'energia del mondo, in un perfetto equilibrio di volumi, forme, cromatismi sperimentali.
GUIDO FOLCO
Il premio Lucio Fontana a Ersilietta Gabrielli (11 settembre 2010)
Un alloro importante a livello nazionale per un’artista lodigiana. Ersilietta Gabrielli, artista originaria delle Marche ma da anni residente nel Lodigiano (per l’esattezza a Caselle Lurani), è la vincitrice del prestigioso premio d’arte contemporanea dedicato a Lucio Fontana per l’opera più originale all’interno della kermesse “Il Segno”. La cerimonia di premiazione è andata in scena sabato pomeriggio presso la Galleria Zamenhof di Milano. La giuria, composta da Paolo Levi (Presidente), Valentina Carrera, Michele Govoni, Virgilio Patarini e Giorgio Ramella, ha premiato Ersilietta Gabrielli per la sua scultura del 2007 intitolata “Dachau, l’ultima passeggiata” (qui in foto), dedicata alle vittime dell’olocausto. Questa la motivazione della giuria: «In quest’opera di lancinante poesia tragica l’artista rievoca l’olocausto con soluzioni tecniche e formali sottilmente ardite tra figurazione, astrazione e modularità degli elementi compositivi, dando forma ad un’opera per sua natura potenzialmente mutevole, inquieta ed anche per questo fonte d’inquietudine».