Un inno alla materia

Ersilietta1

Sabato 9 febbraio 2013

Alle ore 16.30 a Milano, alla Galleria Zamenhof, via Zamenhof 11, è stato presentato in anteprima il libro a cura di Virgilio Patarini, Editoriale Giorgio MondadoriL’Informale non è morto - Il libro intitolato “La via italiana all’Informale. Da Afro, Vedova e Burri alle ultime tendenze” non ha la pretesa di raccontare per filo e per segno la storia dell’arte Informale in Italia, ma per la prima volta cerca di rompere certi automatismi accademici che considerano esaurita l’esperienza Informale, in Italia come negli altri paesi del mondo, dopo circa quindici anni di storia: dal 1948 al 1963, anno più anno meno. Come se tutto l’Informale che viene dopo fosse solo opera di epigoni………… Virgilio Patarini >>

Nel libro sono presenti alcune delle opere “informali” di Ersilietta Gabrielli insieme con il commento critico di Guido Folco, Direttore di Italia Arte di Torino:La via italiana all'Informale

Ersilietta Gabrielli è artista completa, che racconta il mondo attraverso la terra, il fuoco, la luce e nella delicata quanto raffinata struttura del raku sovrappone elementi naturali, come pietra lavica o altri materiali, a indicare la contaminazione chimica e visiva della realtà. Come un pianeta osservato dall’alto, come Marte, la Luna o la Terra primordiale, l’opera dell’artista crea in se stessa dei percorsi conoscitivi attenti e scrupolosi sulla materia, indagando in profondità la struttura del colore e della forma.

Non una tela, ma addirittura un pianeta staccato, tagliato, frammentato nella sua essenza: il linguaggio delle avanguardie, anche in Ersilietta Gabrielli si fa strada con potente suggestione, elaborato in maniera personalissima e geniale. Non è un caso che la ceramica abbia da sempre attirato i grandi dell’arte moderna, per quel suo mistero intrinseco che si estrinseca infine nel risultato definitivo, immutabile, inattaccabile neppure dalla mano umana.

La natura come la natura, il reale come il reale e l’uomo muto spettatore, a seguirne solamente la nascita, lasciando al destino il compito di guidare gli eventi. Nella magia di una creazione come lo “Stato primordiale” dell’artista è intimamente pulsante l’energia del mondo, in un perfetto equilibrio di volumi, forme, cromatismi sperimentali


Domenica 20 febbraio 2011

Alla Galleria Zamenhof di Milano è stato presentato TERZA DIMENSIONE, l’ultimo dei tre volumi della collana d’arte della EDITORIALE GIORGIO MONDADORI dedicato alla SCULTURA.

Il volume, curato come gli altri due della collana, da Paolo Levi e Virgilio Patarini, è ora reperibile in libreria e comprende 12 artisti tra cui ERSILIETTA GABRIELLI.

E’ articolato i tre sezioni: Critica, Opere e Note bibliografiche.

Di Ersilietta Gabrielli sono presenti le seguenti Sculture:

  1. La venere nera
  2. Sei la terra e la morte
  3. Io e Nuto nella notte dei falò
  4. La barca fossile
  5. Terra rossa terra nera
  6. Terra e fuoco
  7. Piatto lunare
  8. Dachau: l’ultima passeggiata
  9. Lavorare stanca… e non solo
  10. L’ultimo nido

Nel settembre 2010, Ersilietta Gabrielli ha ottenuto il “premio Lucio Fontana per l’opera più originale”. Il riconoscimento le è stato assegnato dalla Galleria Zamenhof di Milano per il gruppo scultoreo del 2007 dal titolo ”Dachau, l’ultima passeggiata” (vedi nella sezione Opere-Sculture), dedicato alle vittime dell’olocausto. Questa la motivazione che la giuria, presieduta da Paolo Levi, le ha assegnato: «In quest’opera di lancinante poesia tragica l’artista rievoca l’olocausto con soluzioni tecniche e formali sottilmente ardite tra figurazione, astrazione e modularità degli elementi compositivi, dando forma ad un’opera per sua natura potenzialmente mutevole, inquieta ed anche per questo fonte d’inquietudine».

Alla MOSTRA INTERNAZIONALE ITALIA ARTE 2010, tenutasi a Torino dal 10 al 20 aprile scorso, è risultata vincitrice per la sezione Scultura con l’opera “STATO PRIMORDIALE” (vedi nella Sezione Opere-Sculture) con la seguente motivazione: “per la splendida caratterizzazione della ceramica raku e la complessa e simbolica raffigurazione” Questa la critica di Guido Folco: "Dalla scultura alla ceramica raku, fino alla pittura per unire tutte le esperienze creative in una contaminazione profonda di stile e gusto raffinato. Se poi, oltre alla tecnica, si coglie anche il messaggio dell'artista, ora spirituale, ora interiore, allora si apprezza fino in fondo il linguaggio".


Note bibliografiche

Ersilietta Gabrielli nasce a Pergola, nelle Marche, e fin da bambina rivela talento e interesse innato per l’arte. Di quel periodo restano pochi disegni, dipinti ad olio e, soprattutto, una grande anfora con scene mitologiche dipinte. Poi, per un lungo periodo la vita le riserva uno scenario completamente diverso nel quale tuttavia, a ben guardare, sono ugualmente presenti elementi assolutamente personali di tipo creativo: si laurea in Lettere e insegna nella Scuola Media, impegnandosi in attività sperimentali nelle quali le “materie” di insegnamento – l’italiano, la storia, la geografia – lungi da essere viste come “programmi da svolgere”, costituiscono per lei un pretesto per la “promozione” dello sviluppo umano dei ragazzi e della loro crescita culturale.

Nonostante il successo che questo approccio le procura nel rapporto con i ragazzi (insieme peraltro con l’insofferenza verso la burocrazia purtroppo molto presente nella scuola tradizionale), Ersilietta non resiste al richiamo dell’arte. Appena le è possibile, lascia la scuola e ritorna verso il suo alveo naturale del linguaggio artistico.

Va anche detto che in questa evoluzione forse non è ininfluente il contesto in cui vive. Quando lascia la scuola, Ersilietta abita ad Urbino, dove aveva conosciuto una figura assolutamente originale di “maestro ceramista” che, oltre ad essere un esperto di “ceramica raku”, andava ben oltre la tecnica, verso un diverso messaggio e una più sofferta ricerca di senso dello stesso “fare ceramica”. Tutto questo nel clima di Urbino, dove si respira anche senza volerlo qualcosa di Raffaello, del Duca Federico e di Francesco di Giorgio Martini e da dove, anche allontanandosi di molto e nel tempo, è impossibile togliersi dalla mente i torricini del Palazzo Ducale.

Ci avviciniamo al punto centrale dello sviluppo artistico di Ersilietta Gabrielli: dopo l’innesco urbinate, torna con la famiglia a Roma dove rimane per quasi quindici anni dedicandosi alla realizzazione di opere in ceramica raku e alla fusione del vetro, ricercando e sperimentando forme, colori e combinazioni di materiali diversi.

Partecipa a Roma alle prime mostre e manifestazioni fin dagli anni ’90 (ad esempio: 1993, Roma, Collettiva presso l’Ambasciata di Romania; 1994, Sassoferrato (AN), XLIV Premio Salvi, con Premio di Rappresentanza; 1995, Roma, Trastevere, Personale “La Materia e il Sogno”; 1997, Spoleto, Festival dei due Mondi, con premio per “ampio riconoscimento del pubblico) ottenendo apprezzamenti e riconoscimenti. Le vengono riconosciute caratteristiche assolutamente originali (“… La registrazione del fluire del tempo, del comporsi, del disgregarsi degli elementi fondamentali, terra, acqua, fuoco, nella assoluta originalità delle sue definizioni formali, come radici dell’essere, come urgenza di sollecitazioni primordiali…”, Nicolina Bianchi, Annuario d’Arte moderna, A.C.C.A. in Arte, Roma 1998, pg. 521). Nel 1998 con il trasferimento a Milano si chiude per certi versi anche il “periodo romano”, caratterizzato dai grandi “tondi” dai titoli evocativi: “Ricordo di un altro mondo”, “Piatto lunare”, “Stato primordiale”, e dalle opere dedicate a Primo Levi.

Il periodo milanese comporta nella creazione di Ersilietta Gabrielli anche un’innovazione tecnica – il raku nudo – che integra la versione tradizionale del raku consentendole una migliore efficacia nella realizzazione di figure e gruppi dai volti soltanto morbidamente accennati, che riuniscono in modo inscindibile gli aspetti individuale che corale. Fanno parte di questa produzione i gruppi “Dachau, l’ultima passeggiata” e “Lavorare stanca… non solo… ” ed anche il più astratto “Sei la terra e la morte”, dedicato a Pavese. Al Premio Pavese ottiene diversi premi in questi ultimi anni. Fra gli altri riconoscimenti, va inoltre ricordato nel 2010 il Premio per la Scultura alla Mostra Internazionale Italia Arte di Torino.